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Il tradizionale consumo di vino è in calo, mentre la mixology conquista terreno nelle cene al ristorante.

Secondo il Wine Report di Nomisma-NIQ, considerati tutti i canali di distribuzione, c’è stata una diminuzione del 3% nel consumo di vino rispetto all'anno scorso, a fronte di una crescita dell’1% in valore. In questo contesto il consumo di vino fuoricasa si è difeso bene ma ha rallentato i ritmi di crescita e l’abitudine di ordinare un calice di vino sembra progressivamente cedere il passo a nuove scelte più contemporanee, come cocktail e bevande analcoliche.

 

Mixology protagonista tra i più giovani

La mixology trova sempre più spazio nei menù, affiancandosi al vino e alle bevande analcoliche, come il kombucha, persino nei contesti di alta cucina. Non è raro, infatti, vedere abbinamenti culinari accompagnati da gin tonic o Negroni, anche nei locali più tradizionali. D’altra parte, sono gli stessi consumatori a voler sperimentare questo tipo di abbinamenti, soprattutto i più giovani, che a un bicchiere di vino preferiscono il cocktail durante il pasto. Come spiega Denis Pantini di Wine Monitor raggiunto da ilGusto.it: “C’è molta attenzione nei confronti della mixology, soprattutto fra i giovani che a tavola bevono meno vino, mentre cocktail e superalcolici guadagnano terreno”. Le bevande analcoliche avanzano con più forza negli Stati Uniti rispetto all’Italia.

Più varietà nel beverage fuoricasa

Questa tendenza è confermata anche dai ristoratori che registrano un calo nella vendita di bottiglie di vino rispetto all’aumento nella richiesta di cocktail e birre locali. E anche dove il vino non manca, si beve anche gin tonic e Negroni.

L’attenzione verso alternative al vino è tangibile, ma è altrettanto importante riconoscere che il fenomeno non è legato soltanto ai più giovani. Il futuro delle bevande al ristorante sembra dunque esplorare nuove traiettorie che riflettono il cambiamento nelle preferenze dei consumatori, in cerca di novità e varietà anche nel bicchiere, senza però rinunciare alla qualità.