Come cambiano i consumi di vino nel canale Horeca: nuove generazioni, vino dealcolato, sfide di prezzo e mercato USA.


Crisi o cambiamento di paradigma nel settore vino Horeca?

Il comparto del vino nel canale Horeca sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Alcuni l’hanno chiamata "tempesta perfetta", evocando l'effetto combinato di diversi fattori critici: nuovo codice della strada, inflazione, cambiamento delle abitudini di consumo e difficoltà sull’export. Ma, come emerso dal convegno "Vino, la tempesta perfetta, le prospettive del mercato tra Codice della strada, rischio dazi e alert in etichetta" organizzato da Italgrob a Beer&Food Attraction, forse non è una vera e propria tempesta, quanto piuttosto una "rottura" necessaria, che costringe il sistema a ripensarsi e ad evolvere.

Il 2024 si è chiuso con un -7% per il vino nel fuori casa, in uno scenario complessivo in cui la ristorazione ha comunque retto (fonte: Formind). Ma dietro questi numeri si nasconde una dinamica più complessa: il vino continua ad avere un peso centrale nei momenti di consumo, soprattutto a pranzo e a cena, ma la domanda sta cambiando pelle.

Come cambiano i consumi di vino tra le nuove generazioni

I dati parlano chiaro: le nuove generazioni stanno ridefinendo le occasioni di consumo. Se per Baby Boomers e Gen X il vino è ancora legato ai pasti tradizionali, Gen Z e Millennial mostrano abitudini più fluide, con il 20% del consumo fuori dai canonici pranzo e cena (fonte: Formind).

E non si tratta solo di orari: la Gen Z, in particolare, riduce il consumo alcolico in generale, anche per motivi di salute e sobrietà. Tuttavia, non rinuncia del tutto al vino, ma cerca alternative più leggere, sostenibili e accessibili. Questo rappresenta una sfida ma anche un'opportunità per il settore Horeca: adattarsi a un pubblico meno fedele ma più curioso, più aperto alla sperimentazione.

Vino dealcolato: nuova opportunità per il mercato italiano Horeca

In questo contesto, il vino dealcolato non è più solo un prodotto per l'export, ma si affaccia con decisione anche sul mercato italiano. Un'indagine presentata a Beer&Food Attraction evidenzia che il 22% dei consumatori si dice pronto ad acquistarlo, motivato da esigenze legate alla guida, alla sobrietà o semplicemente dalla curiosità (fonte: Formind).

Un tempo concepito per i mercati nordici o asiatici, il vino a bassa o zero gradazione può diventare una risposta concreta per ristoratori e locali Horeca che vogliono mantenere in carta un'opzione per chi guida, fa sport, segue regimi religiosi o semplicemente vuole sentirsi lucido.

Non si tratta di sostituire il vino tradizionale, ma di ampliare l’offerta per non perdere occasioni di consumo.

Codice della strada e vino: qual è il vero impatto sui consumi?

L'introduzione del nuovo codice della strada ha generato un forte impatto psicologico sui consumatori, più che un cambiamento normativo sostanziale. Le sanzioni sono state inasprite, ma il limite alcolemico è rimasto invariato. Tuttavia, la comunicazione allarmistica ha inciso sui comportamenti, in particolare durante le festività e nei primi mesi del 2025.

Secondo le rilevazioni di Formind, il 54% degli intervistati ha ridotto i consumi di vino fuori casa, ma solo il 5% ha smesso completamente di bere. Il 25% ha preferito muoversi con mezzi alternativi, mentre un altro 22% ha scelto di non guidare. Il messaggio è chiaro: il consumatore non vuole rinunciare al piacere del vino, ma cerca nuove modalità per farlo in sicurezza e responsabilità.

Prezzo del vino e accessibilità nel fuori casa

Un altro nodo cruciale è quello del prezzo. Oltre la metà dei consumatori percepisce oggi il vino come un bene costoso e non sempre accessibile (fonte: Formind). In un contesto di inflazione e aumento dei costi lungo tutta la filiera, occorre ridefinire strategie condivise tra produttori, distributori e ristoratori.

Modelli come la vendita al calice, assortimenti più ampi e formati alternativi possono aiutare a rendere il vino più accessibile, senza sacrificare la qualità o il valore percepito. Il ruolo del ristoratore si fa sempre più centrale: deve diventare ambasciatore del "buon bere", consapevole e responsabile.

Vino italiano e dazi USA: cosa rischia l’export?

Mentre il mercato interno affronta le sue trasformazioni, sul fronte internazionale si affaccia un'ulteriore incognita: il ritorno dei dazi USA sui vini europei in caso di vittoria di Donald Trump. Un rischio che potrebbe avere effetti pesantissimi, soprattutto in un momento in cui i consumi di vino negli Stati Uniti sono già in calo da tre anni consecutivi (fonte: Unione Italiana Vini).

Le aziende italiane, che trovano negli USA il loro primo mercato di destinazione, non possono permettersi di perdere questa posizione. Ma allo stesso tempo, guardano con interesse a nuovi mercati emergenti come Cina, Centro America e Africa. La diversificazione diventa strategica, così come la capacità di adattarsi ai gusti e alle esigenze di consumatori sempre più globali e meno affezionati alle etichette storiche.

Il futuro del vino Horeca tra innovazione e responsabilità

La "tempesta perfetta" può essere un'occasione per ripensare il modo in cui il vino viene prodotto, distribuito e consumato. Il canale Horeca, da sempre cuore pulsante del vino italiano, può e deve giocare un ruolo da protagonista: non solo vendere vino, ma raccontarlo, adattarlo, valorizzarlo.

Per farlo servono nuove alleanze, nuove narrazioni e la capacità di trasformare ogni criticità in un'opportunità. Il vino non è solo un prodotto: è cultura, identità e piacere condiviso. E in un mondo che cambia così in fretta, chi saprà leggerne i segnali sarà pronto a navigare, anche controvento.